LIBERAtorio
di Silvia Di Marco
mercoledì 10 aprile 2013
venerdì 29 marzo 2013
#ma che è st'architettura parametrica?/questi sò i pommodori dell'orto mio!
“Dopo il Romanico, Gotico, Barocco,....., Brutalismo e High tech l’ultimo stile in Architettura è il Parametricismo”.
Sarò sincera, questo to do, non è affatto semplice.Le onde cerebrali durante la fase REM |
I sogni ad esempio cosa sono?
Quando sogniamo creiamo come delle inter connessione mentali, aleatorie e inconsce; che producono immagini attraverso una rete creata da "codici".
Roberto Kusterle |
Attenta che prendi aria |
L'architettura parametrica non è affatto tendenza o moda, come tanti l'hanno definita. E' una crisi, cavolo! una crisona, ho quasi voglia di sbatterla in faccia a qualche professore. Ma manteniamo la calma, ad ognuno il suo tempo (storico).
L'aspetto più affascinante è come la parametrizzazione coinvolge tutti i campi della creatività in ogni suo settore. Può essere applicato ad ogni dove e indifferentemente al grande e al piccolo manufatto. Il suo alto potenziale espressivo.
Osservando i risultati di una architettura parametrica trovo quanto tutto ciò sia realmente riportabile alla natura, alla struttura molecolare di ogni singolo elemento esistente.
Mi piace pensare come fin dal passato c'è stata una ricerca della geometria euclidea, studiandola, adoperandola, scarnendola. Per arrivare ad oggi a forme antiche, primordiali, che si formano grazie ad un processo. Il risultato di una rete di macro molecole (o polimeri sintetici se parliamo di materiali). Spulciando nel web ho trovato un toutorial, lascio le immagini commentarsi:
Anemone di mare |
Neurone |
Tutorial GH |
Cos'è? è una struttura emisferica composta da una rete di travi giacenti su cerchi massimi. Le geodetiche si intersecano formando elementi triangolari che giacciono approssimativamente sulla superficie di una sfera; i triangoli sono tutti molto simili tra loro ed essendo rigidi garantiscono la robustezza locale, mentre le geodetiche formate dai loro lati distribuiscono gli sforzi locali sull'intera struttura.
La cupola geodetica è l'unica struttura costruita dall'uomo che diventa proporzionalmente più resistente all'aumentare delle dimensioni.
Fra tutte le strutture costruite con elementi lineari, la cupola
geodetica è quella con il massimo rapporto fra volume racchiuso e peso
(massimo volume con il minimo peso).
Il progetto tradizionale, con carta e matita, di una cupola geodetica è molto complesso, in parte perché non esistevano progetti standard di cupole geodetiche pronti, da scalare dimensionalmente secondo le necessità, ma ogni cupola doveva essere progettata da zero in base alle dimensioni, alla forma e ai materiali. Il risultato è una soluzione di compromesso basata su triangoli e geodetiche solo approssimativamente regolari.
Invece questo progetto mi insegue da tempo, il Poème électronique, un capolavoro distrutto.
Questo padiglione è stato progettato e realizzato per l’Esposizione Internazionale di Bruxelles del 1958.
L’intero lavoro fu iniziato e diretto da Le Corbusier, che si occupò della realizzazione e della selezione delle immagini che componenvano il filmato proiettato su due pareti, cui si aggiunsero il “suono organizzato” composto da Edgar Varèse e diffuso mediante 350 alto parlanti articolati in “strade sonore”, è stato progettato architettonicamente da Iannis Xenakis (architetto, musicista e ingeniere).
Il risultato fu la prima vera e propria opera multi mediale è in grado di suscitare un’esperienza totalizzante dell’ascolto e della visione.
La prima caratteristica del padiglione, ed anche la più evidente, è data dall’assoluta mancanza di superfici piane e verticali: quell’architettura, infatti, è composta da superfici rigate, formate da pannelli di cemento armato precompresso e sostenute da costole.L'idea è partita dalla riproduzione in materia di onde sonore prodotte da una musica.
Stiamo parlando di 53 anni fa, si pensava già al sound design e come la musica potessere essere rappresentata a seconda delle onde sonore in FORMA. Credo sia pazzesco!
Purtroppo un'idea così visionaria e troppo avanti rispetto i contemporanei non ha avuto futuro, infatti nonostante il successo portato, la struttura fu distrutta pochi mesi dopo l'innagurazione, alla fine dell'esposizione. Un danno irrimediabile!!
Dopo due esempi interessantissimi ne porto un'altro, più attuale degli altri due solo per cronologia. Il Metropol: Parasol, Jürgen Mayer
Un'architettura che di certo non passa inosservata. Ho il piacere di prenderla in considerazione, per arrivare a fare una riflessione probabile mente inopportuna. La maestosità di questa struttura sicuro ruba il cuore dei turisti, li affascina, li stupisce: ma allo stesso tempo ridona l'idea di piazza, di urbano.
La potenza che il software regala probabilmente a volte fa sfuggire di mano l'obbiettivo finale. L'uomo. Non dimentichiamoci mai che l'architetto ha un compito morale, quello di progettare per la gente, oltre che per stupire.
Jan Peter Koppitz, l'ingegnere che ha seguito il progetto: il calcolo strutturale è avvenuto attraverso "uno strumento di interazione automatica con cui determinare lo spessore di ciascun elemento di legno e ottimizzare l'intersezione di ogni parte della struttura".
Il progetto tradizionale, con carta e matita, di una cupola geodetica è molto complesso, in parte perché non esistevano progetti standard di cupole geodetiche pronti, da scalare dimensionalmente secondo le necessità, ma ogni cupola doveva essere progettata da zero in base alle dimensioni, alla forma e ai materiali. Il risultato è una soluzione di compromesso basata su triangoli e geodetiche solo approssimativamente regolari.
Invece questo progetto mi insegue da tempo, il Poème électronique, un capolavoro distrutto.
Questo padiglione è stato progettato e realizzato per l’Esposizione Internazionale di Bruxelles del 1958.
L’intero lavoro fu iniziato e diretto da Le Corbusier, che si occupò della realizzazione e della selezione delle immagini che componenvano il filmato proiettato su due pareti, cui si aggiunsero il “suono organizzato” composto da Edgar Varèse e diffuso mediante 350 alto parlanti articolati in “strade sonore”, è stato progettato architettonicamente da Iannis Xenakis (architetto, musicista e ingeniere).
Il risultato fu la prima vera e propria opera multi mediale è in grado di suscitare un’esperienza totalizzante dell’ascolto e della visione.
La prima caratteristica del padiglione, ed anche la più evidente, è data dall’assoluta mancanza di superfici piane e verticali: quell’architettura, infatti, è composta da superfici rigate, formate da pannelli di cemento armato precompresso e sostenute da costole.L'idea è partita dalla riproduzione in materia di onde sonore prodotte da una musica.
Stiamo parlando di 53 anni fa, si pensava già al sound design e come la musica potessere essere rappresentata a seconda delle onde sonore in FORMA. Credo sia pazzesco!
Purtroppo un'idea così visionaria e troppo avanti rispetto i contemporanei non ha avuto futuro, infatti nonostante il successo portato, la struttura fu distrutta pochi mesi dopo l'innagurazione, alla fine dell'esposizione. Un danno irrimediabile!!
Dopo due esempi interessantissimi ne porto un'altro, più attuale degli altri due solo per cronologia. Il Metropol: Parasol, Jürgen Mayer
Un'architettura che di certo non passa inosservata. Ho il piacere di prenderla in considerazione, per arrivare a fare una riflessione probabile mente inopportuna. La maestosità di questa struttura sicuro ruba il cuore dei turisti, li affascina, li stupisce: ma allo stesso tempo ridona l'idea di piazza, di urbano.
La potenza che il software regala probabilmente a volte fa sfuggire di mano l'obbiettivo finale. L'uomo. Non dimentichiamoci mai che l'architetto ha un compito morale, quello di progettare per la gente, oltre che per stupire.
Jan Peter Koppitz, l'ingegnere che ha seguito il progetto: il calcolo strutturale è avvenuto attraverso "uno strumento di interazione automatica con cui determinare lo spessore di ciascun elemento di legno e ottimizzare l'intersezione di ogni parte della struttura".
lunedì 18 marzo 2013
#CRISI
"Ma cos'è questa crisi?" Così cantava Rodolfo de Angelis, Paraparapapapà...
Sono sempre più cosciente che l'architetto dovrebbe lavorare in funzione dell'uomo, della collettività e della sua storia; e proprio da questi concetti base deve partire la sua architettura. Ad oggi con l'aggiunta di una nuova consapevolezza di portata storica; ovvero la Rivoluzione Informatica. Ciò stà investendo il mondo e l'architettura deve adattarsi naturalmente.
E così me ne sono andata in giro, a guardare con occhi attenti un palco scenico a cui spesso non prestiamo sufficiente attenzione. Mi sono persa per Roma, per le sue vie, i suoi musei. Un perdermi per riempirmi.
Vabè ma noi parliamo di una crisi..ma di quale Crisi? una Crisi nuova, che ha un valore di Modernità, di cambiamento.
Noi cerchiamo una crisi particolare, e proprio per questo prima tappa: Gnam, una generatrice d'idee. D'ispirazione generata. E proprio davanti al caro pisciatoio da uomo, arrivano le prime riflessioni.
Una delle riflessioni più evidenti nel guardarmi intorno è come il progresso, l'informatica, la tecnologia, l'utilizzo di nuovi strumenti di riflessione, si inseriscono tra le arti.
L'informazione gioca a tanti livelli e si intreccia per interagire e produrre. Deve crescere indistintamente e produrre un interesse sociale forte.
Un Diamante a Valle Giulia |
L'informatica gioca a tanti livelli, si intreccia e innesca su molteplici piani. Non è una soluzione, ma una crisi. Rappresenta un avanzamento puro, un andare oltre per la società. Ad oggi il paesaggio mentale, credo sia evidente è ancora legato a pochi e spesso non svolge una funzione spesso di coinvolgimento a tutti i livelli sociali.
Quindi perché non domandarsi come l'informatica , la tecnologia può inserirsi nelle nostre strade, in community in forma spontanea. Non più considerarla nella singolarità di singolo come oggi è diffusa, ma renderla alla portata di tutti.
Trasformando una crisi-vecchia in crisi-nuova. Rendere l'idea funzionale che ha, un valore puro.
In modo che la crisi venga sentita come mutamento, da IO ESISTO IN QUANTO RAPPRESENTO, in IO ESISTO IN QUANTO FUNZIONO. Per arrivare allo scopo ultimo di IO INFORMO.
Ed è proprio in questo spazio che l'architettura deve collocarsi. Il valore simbolico dell'architettura deve necessariamente rispondere alla domanda forte dell'informazione, della tecnologia.
Per arrivare al punto focale della mia "crisi": Roma è soggetta a questa crisi? può essere presa come terreno fertile? La sua storia i suoi monumenti, ricchi di racconti, oggi ci parlano ancora? I futuri figli di questa città come leggono visivamente ciò che li circonda? Prima si tramandavano storie di padre in figlio e ora in cui Modernità Crisi e Information Technology si fondono e prendono vita? Ho tentato già di rispondere nel post precedente, ma la strada è lunga!
Vivendo nella terza ondata in cui il rapporto tra estetica e collettività è in costante evoluzione, credo sia necessario far fronte alla nuova realtà entro i quali i nostri movimenti si collocano. Mutandosi rispetto agli orizzonti in cui ci muoviamo. E' proprio per questo, dobbiamo viverlo con gli strumenti più disparati donati dall'informatica. Solo attraverso questi posso costruire un paesaggio mentale COLLETTIVO.
La pubblicità, il cinema, includendo lo stupore di Venturi, permettono da sempre in un tal senso ,di vedere sempre più collettiva la crescita del sapere.
Ora il problema è il capire come oggi gli edifici contemporanei giocano il loro valore e come l'Information Technology deve collocarsi per rendere la modernità una crisi.
Il Come? Alla prossima puntanta, Pubblicità!
Hologram |
lunedì 11 marzo 2013
PREsupponendosi
Primo TO DO,
non di rifelessioni ma un miscuglio di domande, frasi, immagini.
una costante dinamica che produce pensieri/idee legate.
il pubblico, un pubblico, un pubblico nostro.
ciò che siamo, ciò che produciamo.
la condivisione del sapere come una rete.
Appurato che siamo in un era in cui si ha un nuovo modo di guardare grazie alla tecnologia:
Stiamo costruendo un mondo "diverso"?
Tecnologico/info-rmatico?
Prima della scoperta della prospettiva, quelli si che erano i bei tempi di una volta!?
Passando ("per caso") per gli Uffizi, dopo la prolusione del corso ho guardato Giotto. Con un rispetto ritrovato. E poi arriva Lui, Caravaggio, in ordine CRONOLOGICO. E così che si passa da Giotto a Michelangelo Merisi. Due Geni.
Una modernità riccamente sfumata: Il prima e il dopo, ma se non erro il dopo è anche un pò il prima.
E poi c'è Roma. Roma in cui viviamo, circoliamo, interagiamo. Una città tanto imperiale quanto anziana. Non è facile evitare il peso della civiltà che è stata.
Quindi cosa può rappresentare per Noi la modernità?
La nostra Roma aprospettica? Come cambia? Sta al passo (del cavallo) di Caravaggio?
I processi di trasformazione, sono lenti. Questo è chiaro.
Ma ciò che vediamo/guardiamo è quello che proviamo.
L'occhio cattura l'immagine possiede il riflesso, produce l'immagine e evoca sensazioni. Allora perchè non fornire lo strumento? La tecnologia, che diventa reale. Che aiuta la conoscenza.
La pittura, la fotografia, il cinema sono espressioni d'arte. Questo è assodato, e allora la tecnologia se è uno strumento per combattere la Crisi, come può diventare soluzione d'arte? D'espressione pura?
Immaginate per un secondo un turista che passeggia per i fori imperiali. (Antichi e preziosi resti di un'antichissima civiltà che ha dato la base al mondo.)
Bene, ora immaginatevi cosa pensa un turista, americano, del Souht Dakota, con cappelletto da cowboy in testa (mi piace immaginarlo così).
<<Pizza e mandolino e poi? quattro sassetti?!>>
Io sfido: Se non si hanno le conoscenze, serve fornirle.
E qui la nostra tecnologia deve unirsi a rete davanti al nostro pubblico, fornendola della la produzione intelligente. Dello strumento per conoscere e condividere il sapere.
Come la possibilità di spingere un pulsantino su uno schermo (magari touch) e eccola lì che appare la nostra Antica e Fiorente Roma. Brividi. Brividi non solo per un architetto in erba che ha studiato un manuale di Storia Antica e Medievale (...), ma per TUTTI. Mettere l'arte, a portata pure del ciccione del Dakota. Che sicuro si innamora, si impressiona. Si affascina e CONDIVIDE. La rete e l'informativa è la nuova frontiera, serve solo fornire uno strumento semplice. Che spesso la tecnologia non è!
La Nike (e non quella di Samotracia) c'ha provato e anche riuscita nell'intento direi. E' stato risuscitato anche Tupac in concerto! è lui L'HOLOGRAM.
E allora perchè non farlo con una Meta Sudans? (già pochi sanno e nessuno saprà, se ancora sarà) e con un semplice e banale sistema insire informazioni, che spiegano raccontano. FANNO ARTE (scatenando un processo critico).
"..dal dato all'informazione come condensatore.."
mercoledì 26 ottobre 2011
martedì 11 ottobre 2011
mani(s)festarsi.
Dopo la lunga ricerca architettonica nell'ambito del food e mood, ho voglia di continuare a collezionare sensazioni, idee, viaggi, in questa piccola finestra sul mondo. Allontanandomi anche se solo apparentemente dallo scopo iniziale del Laboratorio di Progettazione IV, che si sta rivelando più intrigante di quanto potessi pensare.
Non mento che c'è stato bisogno di "ricarburare" per tornare a postare, spesso quello che si deve, si fa e basta perchè viene chiesto. Ma credo sia necessario entrare nel meccanismo mentale del gioco per comprenderlo realmente ed è proprio lì che si entra nel vivo della partita. La palla passa a te.
Spero questo sia un buon auspicio per iniziare qualcosa che sappia divertirmi.
Si ha bisogno di scosse proprie per saper stare al mondo.
Non mento che c'è stato bisogno di "ricarburare" per tornare a postare, spesso quello che si deve, si fa e basta perchè viene chiesto. Ma credo sia necessario entrare nel meccanismo mentale del gioco per comprenderlo realmente ed è proprio lì che si entra nel vivo della partita. La palla passa a te.
Spero questo sia un buon auspicio per iniziare qualcosa che sappia divertirmi.
Si ha bisogno di scosse proprie per saper stare al mondo.
lunedì 11 luglio 2011
venerdì 1 luglio 2011
venerdì 24 giugno 2011
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